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Il Tribunale delle Fortificazioni, Acqua e Mattonata

Il 4 marzo 1946 un incendio doloso ha distrutto i tre quarti della più antica serie archivistica conservata presso l’Archivio Storico Municipale di Napoli: quella che Bartolommeo Capasso aveva ordinato denominandola Prima Serie o Sezione Antica[1], dal momento che conteneva i documenti delle Amministrazioni cittadine succedutesi dal 1387 al 1805.

Sono scomparsi documenti di inestimabile valore risalenti al periodo angioino e a quello aragonese, risultano monche le carte prodotte durante i due  viceregni, miglior fortuna hanno avuto quelle dell’epoca borbonica.

Il fondo in migliori condizioni è il Tribunale delle Fortificazioni Acqua e Mattonata. Pur essendo mutilo rispetto alla dotazione originaria che si aggirava sulle trecento unità archivistiche, sono scampati all’incendio quarantaquattro pezzi consultabili divisi tra volumi, registri e pandette.[2]

Questo fondo raccoglie le carte di una delle più antiche istituzioni napoletane, una delle Deputazioni con giurisdizione[3] che hanno amministrato la città di Napoli in epoca medievale e moderna. Erano denominate Tribunali in quanto potevano esercitare l’uso della forza: facevano eseguire coercitivamente le disposizioni che emanavano e punivano coloro che non rispettavano gli obblighi e i divieti. Per questi motivi i Tribunali cittadini hanno sempre rivestito un ruolo di rilievo nell’ambito delle serie archivistiche dell’Archivio Storico Municipale, tanto che Bartolommeo Capasso, nella fase progettuale del suo lavoro di riordino dell’archivio, si era riproposto di dedicarvi la terza parte del suo Catalogo ragionato, dopo aver affrontato la Sezione Antica e il Tribunale di San Lorenzo e sue dipendenze[4]. Il grande archivista napoletano non riuscì a portare a termine questo suo proponimento, il suo lavoro fu proseguito da Raffaele Parisi[5] che si distaccò notevolmente dal taglio storico-archivistico utilizzato dal suo predecessore nei primi due volumi del Catalogo. Parisi prese a pretesto le opere e le competenze del Tribunale delle Fortificazioni, Acqua e Mattonata per confezionare un apprezzabile saggio di storia napoletana[6]. Resta comunque un prodotto di valore in quanto propone e talora riproduce molti documenti del Tribunale delle Fortificazioni  andati distrutti nell’incendio del 1946.

Dell’importanza del Tribunale delle Fortificazioni, Acqua e Mattonata si sono resi conto alcuni docenti universitari che vi hanno indirizzato non solo gli studenti per la compilazione di innumerevoli tesi di laurea e di dottorato, ma anche studiosi di ogni sorta incuriositi dalle caratteristiche istituzionali di questa antica Deputazione, e infine semplici cittadini alla ricerca di licenze e concessioni rilasciate dal Tribunale intorno ad immobili di loro proprietà.

Con il presente contributo si vuole fornire uno strumento utile alla conoscenza di questa importante istituzione che si è occupata delle mura, delle acque e delle strade napoletane per circa tre secoli[7].

La documentazione disponibile

Tra le unità archivistiche superstiti, quarantatré presentano una numerazione originaria progressiva, presumibilmente ottocentesca, che va dal numero 1827 al 1870 e si possono suddividere in cinque gruppi, di cui quattro omogenei (il governo delle acque, le Conclusioni, gli Appuntamenti, i Banni) ed uno miscellaneo che comprende Relazioni, Certificazioni, Lettere ed altra documentazione.

Fanno parte del primo gruppo (volumi 1828-1834) i documenti superstiti dell’antica Deputazione delle acque che fu soppressa nel 1631 per dar vita al Tribunale delle Fortificazioni, Acqua e Mattonata. I primi due riguardano la costruzione di un tronco dell’acquedotto del Carmignano[8], il tronco di S. Benedetto, nel terzo volume sono elencate le Concessioni di Bronzi erogate dal 1633 al 1778, ovvero le concessioni degli attacchi alle acque pubbliche richieste dai cittadini napoletani, ulteriori notizie su queste concessioni si ritrovano nel volume 1830 rubricato Acque, concessioni ed altro, il volume 1831 si occupa dell’amministrazione dei mulini napoletani che ricevevano l’acqua per il loro funzionamento dall’ acquedotto del Carmignano, le cui vicende sono enucleate con maggiori dettagli nei volumi 1833 e 1834.

Al secondo gruppo appartengono 16 volumi relativi alle Conclusioni,[9] ovvero alle decisioni prese dal Tribunale dal 1564 al 1805, tra questi riveste notevole importanza l’Indice (volume 1850) che consente di effettuare ricerche mirate all’interno dei volumi che vanno dal 1840 al 1848[10], degli altri solo il 1849 è provvisto di pandetta.

Dal punto di vista amministrativo hanno le stesse caratteristiche e lo stesso valore i cinque volumi degli Appuntamenti[11] che si possono collocare nel terzo gruppo; abbracciano il periodo 1702-1805 e sono dotati anch’essi di un Indice.

I sei volumi che compongono il quarto gruppo contengono i Banni, ovvero gli avvisi con cui il Tribunale faceva conoscere le sue decisioni alla cittadinanza. Di seguito si riporta un banno del 1698 in cui si proibisce ai tagliatori di pietre di scavare indiscriminatamente nel sottosuolo napoletano arrecando danni alle mura cittadine e alle abitazioni private.

Bando da parte degli Illustrissimi Sig. deputati del Tribunale della Fortificazione, Acqua e Mattonata di questa fedelissima città[12].

Essendomi pervenuto a notizia che alcuni Mastri tagliamonti, con l’occasione di togliere pietre dal monte accosto la chiesa di S: Maria a Cappella abbiano previsto di far alcune grotte sotterranee, con le quali si sono portati a scavare sotto il suolo pubblico di questa fedelissima città, non solo in grave danno delle mura di questa fedelissima città, ma anche delle case site nel quartiere di Pizzofalcone e questo propriamente detto del Gugliarcone; e (essendo) nostra special cura migliorare quanto si può al servizio di sua Maestà Dio Guardi et beneficio del Pubblico, e volendone  dar opportuno rimedio a tali inconvenienti , cita a giudizio delle pene incorse all’artefice di suddetta grotta, si ordina e comanda, col presente banno, anni futuro tempore , a tutti e qualsivogliano sorte di  persona  di qualunque grado e condizioni che siano, che da oggi in poi non ardiscano sotto qualsiasi colore o causa, tagliare, o far tagliare i suddetti monti di ducati 100 e mesi 6 di carcere con altre pene riservate ad arbitrio del Tribunale et anche della refettione del danno che forse faranno e così inviolabilmente si eseguirà, in S. Lorenzo, luglio 1698.

Dell’ultimo gruppo fanno parte nove volumi, in cui sono riportate Lettere, Certificazioni, Relazioni e Verbali redatti dal personale del Tribunale. Ci sono anche due strumenti di corredo potenzialmente molto preziosi come le Pandette degli atti originali che, purtroppo, non possono essere utilizzate per svolgere il compito per cui furono create, in quanto gran parte degli atti originali a cui si riferiscono sono stati distrutti, da esse è comunque possibile ricavare ogni tipologia di affare di cui si occupava il Tribunale delle Fortificazioni, Acqua e Mattonata.

La storia

La storia del Tribunale è stata più volte ricostruita sulla base delle fonti classiche[13] napoletane dagli studiosi che se ne sono occupati nella loro attività di ricerca. In questa sede si traccerà un excursus storico-amministrativo, prendendo come riferimento due fonti poco studiate che fanno parte del patrimonio dell’Archivio Storico Municipale: un opuscolo intitolato L’istruzione per l’eccellentissimo Tribunale della Fortificazione, mattonata, ed acqua di questa fedelissima Città, di autore anonimo pubblicato presso Gennaro Migliaccio nel 1746, che è inserito in  una delle raccolte miscellanee della Biblioteca dell’Archivio Storico Municipale[14], e una breve storia, anch’essa di autore anonimo, intitolata Origine et stato del tribunale della forticatione, parte integrante del volume 1837 delle Conclusioni[15], che viene pubblicata integralmente in appendice con la relativa trascrizione.

Tra queste due narrazioni[16] ci sono pochi punti in comune, in quanto sono state scritte in epoche diverse con obiettivi diversi, l’Origine et Stato sembra mirata a realizzare un ritratto celebrativo del Tribunale, mentre l’Istruzione è molto precisa ed elenca puntigliosamente funzioni e attribuzioni del Tribunale e dei suoi dipendenti.

Dai vecchi brogliacci presenti in Archivio risulta che fino all’incendio del 1946 esisteva un intero volume dedicato alle origini del Tribunale delle Fortificazioni. Una volta distrutto questo, diventa interessante esaminare il racconto sulle origini che si trova nel volume 1837, il quale si apre con un riferimento dal sapore apologetico ad Augusto che “ampliò le mura de Napoli”. Di citazione in citazione si arriva all’epoca moderna quando le competenze in materia di fortificazione da rege diventano municipali: “dell’anno 1492 Ferdinando Primo delega alla fortificazione Antonio Latrocas Razionale”. In quanto città fortificata, a Napoli la cura delle mura ha rivestito sempre un’importanza fondamentale, e questa circostanza ha comportato la costituzione di un organo istituzionale che se ne occupasse. Nell’Origine et Stato è elencato il primo nucleo dei deputati della Fortificazione[17] nominati nel 1537 dal Vicerè don Pedro de Toledo, che ottemperarono al loro compito disponendo un ulteriore allargamento delle mura: “Questi cavalieri et Cittadini fecero le mura da Carbonara alla pedamentina di Sant’Ermo”. Finite le mura ci fu una riorganizzazione amministrativa, che portò ad uno smembramento del Tribunale della Fortificazione, da cui nacque per gemmazione il Tribunale della mattonata con l’incarico di occuparsi delle strade di Napoli. Un secolo dopo le due Deputazioni furono di nuovo riunite e, insieme al Deputazione delle Acque, andarono a formare un’unica istituzione.

      Le fonti storiche sono piuttosto discordi sulla questione della composizione del Tribunale delle Fortificazioni, Acqua e Mattonata. Secondo l’Origine et stato dopo la riorganizzazione la sua direzione fu affidata a sette Deputati: cinque nobili e due del Popolo[18]. Per Chiarini invece il Tribunale era governato da un Sovrintendente nobile e da otto Deputati (cinque nobili e tre del Popolo)[19], mentre altre fonti affiancano al Sovrintendente un numero variabile di Deputati di diversa estrazione sociale.

A mio avviso queste divergenze sono poco significative, molto più importanti sono le  competenze del Tribunale, efficacemente enucleate nel passo iniziale dell’Istruzione:

Il Tribunale della Fortificazione, mattonata ed acqua ha cura delle strade, dell’acqua e delle pubbliche mura; deve a sue spese far accomodare tutte le strade guaste della Città, e suoi Borghi: deve far nettare, ed accomodare a sue spese il Formale Reale della Volla, e tutti gli acquedotti, che portano le acque alle fontane pubbliche;  e mantenere accomodate le fontane stesse: deve contribuire ne’ nettamenti, ed accomodazioni de’ condotti immondi, rifare tutte le mura, che sostengono le pubbliche strade, tutte le banchette marittime, i pubblici Cavalcatoi, e le case date in custodia a’ Portieri dell’Eccellentissime Piazze; e deve finalmente aver cura, che le strade, e i vacui pubblici non sieno occupati da alcuna fabbrica, de’ Particolari, far l’acquata in tempo d’està, e l’appianate per servizio del Re nostro Signore.

Possiamo dunque paragonare il Tribunale delle Fortificazioni, Acqua e Mattonata ad un moderno Assessorato alle infrastrutture e alle Opere pubbliche[20], e come tale, per realizzare le attività elencate nell’Istruzione, aveva bisogno di fonti di finanziamento e di personale specializzato.

Le rendite del tribunale erano costituite da censi[21] e affitti di posti e baracche adibiti alla vendita pubblica. Inoltre introitava 15 ducati all’anno dal dazio della Fetta dei meloni; 41 ducati e 21 grana sui ducati che venivano pagati su ogni tomolo di sale, 728,29 ducati da una rendita finanziaria, oltre a vari trasferimenti disposti dalle piazze che amministravano la Città[22].

Tra i dipendenti del Tribunale svolgevano un ruolo fondamentale due funzionari: il Mensario delle strade e il Mensario delle acque. Il primo aveva il compito di vigilare se i lavori concernenti le strade venivano eseguiti secondo le norme in vigore, utilizzando per questo compito i portieri le cui mansioni erano abbastanza variegate, come si ricava da alcune Conclusioni presenti nel volume 1847[23]:

che compito dei Portieri sia vigilare sulle eventuali infrazioni nei quartieri di loro pertinenza e su quelle successive  alla spedizione delle relative  licenze; (4 Marzo 1769)[24].

che obbligo dei Portieri sia vigilare continuamente sui quartieri loro affidati,  mettendo il Tribunale al corrente delle  situazioni  ivi trovate; (11 Marzo 1783)[25].

che compito dei Portieri sia controllare che le strade restino lontane da ogni occupazione di sfabbricature e di altri materiali; (11 Marzo 1783)[26].

che loro compito nel caso in cui notassero sfondature, ricalature nelle strade sia metterne a conoscenza il Deputato Mensario; (Gennaio 1795)[27].

Il Mensario delle acque si occupava di tutto ciò che concerneva le acque, dagli acquedotti alle tufolature, poteva anche appaltare opere per un valore non superiore ai mille ducati, per quelli di valore superiore venivano nominati due Deputati in funzione di Commissari. Anche i Mensari dell’acqua si servivano di portieri posti alle loro dirette dipendenze, i cui compiti sono evidenziati in questi passi:

che i portieri Pasquale di Giovanni e Giuseppe Salvato, secondo il solito ordine, assistano all’acqua ferrata e sulfurea, controllando che non vi siano  inconvenienti nella distribuzione delle acque minerali, (2 Luglio 1771)[28].

che i Portieri destinati nei rispettivi quartieri, facciano una nota distinta di tutte le tufolature e infossati ivi trovate affinché il Tribunale possa  disporre il rimedio ove occorra; (6 Novembre 1775)[29].

Il compito di “riconoscere ed apprezzare”[30] ovvero di misurare tutte le opere autorizzate dal Tribunale era affidato a cinque Ingegneri ordinari, anch’essi alle dirette dipendenze dei Mensari, mentre il solo Mensario dell’acqua dirigeva un nucleo composto da Pozzari e Fontanari[31], addetti alla distribuzione delle acque e alla sorveglianza delle fontane pubbliche e da uno “scorridore di formali, che ha l’obbligo di visitare una volta il mese il Chiavicone, che dalla Cesarea sbocca al Fiatamone”[32].

Per quanto concerne i conti del Tribunale, essi erano tenuti in ordine da un Segretario con l’incarico di Razionale “che deve in ogni mese dar conto al Tribunale stesso di tutto l’introito, ed esito fatto in virtù di appuntamento”[33]; mentre le scritture erano affidate a due Scrivani.  Le cause erano patrocinate da un Procuratore e da due Avvocati, tenuti a prestare anche consulenze giuridiche.

Dopo aver descritto il personale, l’Istruzione si chiude passando in rassegna una serie di norme giuridiche poste dal Tribunale, che possono essere assimilate agli odierni regolamenti edilizi e a quelli concernenti la gestione del suolo pubblico. Pertanto non accenna ad una funzione strategicamente determinante per il controllo e la difesa della Città, che viene menzionata dall’Origine et stato: il controllo dei Torrioni da cui originavano le antiche mura su cui erano posizionate delle postazioni militari. “Tiene le chiave delli Torrioni, et particolarm[ente] di quello del Carmelo sop[ra] il quale conserva dei pezzi di Artegliaria”[34].

Sia l’Origine et stato che l’Istruzione si devono considerare dei semplici strumenti di corredo. Per capire e descrivere il Tribunale delle Fortificazioni, Acqua e Mattonata bisogna studiare le carte, le quali sono custodite in modo esclusivo presso l’Archivio Storico Municipale. Con queste brevi note si spera di aver fatto comprendere che ci troviamo di fronte a una delle  più importanti istituzioni che hanno amministrato la Città,  pertanto lo studio e la divulgazione di questa documentazione aggiungerà ulteriori pagine alla storia di Napoli.

Bibliografia

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Elenco dei volumi disponibili

Acque di Carmignano. Costruzione del tronco di San Benedetto17431828/1
Acquedotto del Carmignano. Spese di costruzione16291829/2
Acque. Relazioni di concessioni, bronzature e altro1633-17781830/3
Acque di Carmignano. Molini. Amministrazioni1831/4
Acque. Concessioni e altro1649-18381832/5
Acque di Carmignano. Memorie stampate e manoscritte1833/6
Acquedotto del Carmignano. Ripazioni, nettamenti1728-18051834/7
Tribunale della mattonata e acqua. Conclusioni1564-15731835/8
Tribunale della fortificazione. Conclusioni1595-15981836/9
Tribunale della fortificazione. Conclusioni1610-16261837/10
Tribunale della fortificazione. Conclusioni1649-16551838/11
Tribunale della fortificazione. Conclusioni1676-16841839/12
Tribunale della fortificazione. Conclusioni1700-17091840/13
Tribunale della fortificazione. Conclusioni1710-17141841/14
Tribunale della fortificazione. Conclusioni1715-17211842/15
Tribunale della fortificazione. Conclusioni1722-17311843/16
Tribunale della fortificazione. Conclusioni1732-17421844/17
Tribunale della fortificazione. Conclusioni1743-17521845/18
Tribunale della fortificazione. Conclusioni1753-17681846/19
Tribunale della fortificazione. Conclusioni1769-17921847/20
Tribunale della fortificazione. Conclusioni1792-17961848/21
Tribunale della fortificazione. Conclusioni1797-18051849/22
Indice delle Conclusioni1700-17961850/23
Appuntamenti1702-17331851/24
Appuntamenti1733-17691852/25
Appuntamenti1769-17951853/26
Appuntamenti1795-18001854/27
Appuntamenti1801-18051855/28
Indice degli Appuntamenti1702-17961856/29
Bandi ed altro1546-16861857/30
Banni1552-17001858/31
Banni1713-17591859/32
Banni1760-17971860/33
Libro di Bandi1797-18051861/34
Indice di Banni e Dispacci1552-17591862/35
Relazioni e certificatorie1682-17301863/36
Lettere1796-17981864/37
Registri di rappresentanze17971865/38
Registri di rappresentanze17981866/39
Rappresentanze1801-18051867/40
Certificatorie1801-18051868/41
Pandetta degli Atti originali1760-17961869/42
Pandetta degli Atti originali1609-17961870/43
Tribunale della Fortificazione. Processi civili1801-18082042/44

[1]  B. Capasso, Catalogo ragionato dei libri registri e scritture esistenti nella Sezione Antica o Prima serie dell’Archivio municipale di Napoli, Napoli, 1876.

[2]  Secondo un Inventario redatto nel 1847 e riportato dal Capasso le carte del Ramo di Fortificazione erano le seguenti: Bandi (1552-1805); Conclusioni (1595-1801); Diversorum (1608-1736); Dispacci (1601-1796); Notamentorum bandorum (1635-1686); Registri di dispacci (1764-1805); Certificatorie (1628-1805); Appuntamenti (1702-1805); Concessioni (1609-1795); Rappresentanze (1797); Processi civili (1617-1799); Processi criminali (1757); Strumenti (1649-1792); Case cadenti (1767-1798); Guasti alla lava di Pollena (1717); Permessi (1797-1798); Atti originali (1699-1831); Accomodi di strade (1805); Acqua di Carmignano. Cfr. B. Capasso, op. cit., p. XXXIX.

[3]  Le altre deputazioni con giurisdizione erano: il Tribunale della pecunia, il Tribunale della visione e revisione dei conti, il Tribunale della salute. Cfr. B. Capasso, op. cit., p. VI.

[4]  Ibidem.

[5]  Raffaele Parisi era un docente del Liceo Cirillo che venne trasferito presso L’Archivio Storico Municipale per collaborare con Capasso alla stesura della seconda parte del Catalogo uscita nel 1899. Dopo la morte del Capasso la Giunta municipale gli affidò l’incarico di terminare il catalogo. I due volumi della terza parte furono pubblicati nel 1916 e nel 1920.

[6]  Lungo il percorso delle antiche mura napoletane Parisi  ha realizzato una sorta di guida enciclopedica della città sullo stile delle antiche Guide per forestieri che tanta fortuna hanno avuto nella pubblicistica partenopea.

[7]  Secondo Summonte il Tribunale delle Fortificazioni fu fondato intorno al ‘300, ai tempi di Carlo d’Angiò il quale incaricò 12 cittadini, 6 delle Piazze nobili e 6 del Popolo, di occuparsi dell’ampliamento delle mura cittadine. Cfr. G. A. Summonte, Historia della città e Regno di Napoli, Napoli, 1603, libro I, pp. 220. 

[8]  Nel primo ventennio del XVII secolo il patrizio napoletano Cesare Carmignano e il matematico Alessandro Ciminelli presentarono un progetto per portare a Napoli le acque del fiume Faenza, il progetto fu approvato dal Consiglio Collaterale e dal Vicerè e fu stipulato un contratto tra la Città e i due proponenti il 22 magio 1627. Cfr. le note di G.B. Chiarini in Notizie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli raccolte dal canonico Carlo Celano, Napoli 1970, rist. anast. dell’edizione del 1856, vol. II p. 406. Nei volumi presenti in archivio si trovano relazioni manoscritte e a stampa della gestione dell’acquedotto del Carmignano e delle vertenze giudiziarie in cui è stato coinvolto.

[9]  Si possono considerare come le delibere prese dal Tribunale sulle materie di propria competenza.

[10] Le ricerche si possono effettuare per cognome, per affare, per luogo di intervento.

[11] Come le Conclusioni anche gli Appuntamenti possono essere assimilati alle decisioni prese da un organo deliberante, originariamente però erano soltanto gli appunti presi sugli affari di competenza di un dato organo, a cui doveva seguire la conclusione ovvero la decisione finale.  

[12] ASMUN, Sezione Municipalità, Prima Serie, Tribunale della Fortificazione, Acqua e Mattonata, n. 1858/31, f. 232.

[13] La bibliografia da cui è possibile attingere notizie sul Tribunale delle Fortificazioni, Acqua e Mattonata è oltremodo copiosa, di seguito si riportano solo alcuni dei testi fondamentali: ALISIO G., Urbanistica napoletana del Settecento, Bari 1979; BUCCARO A., Istituzioni e trasformazioni urbane nella Napoli dell’Ottocento, Napoli 1985; CAPACCIO G. C., Il Forastiero, Napoli 1634; CAPASSO B., Catalogo ragionato delle libri registri e scritture esistenti nella Sezione Antica o Prima serie dell’Archivio municipale di Napoli, vol. I-II. Napoli 1876-1899; DE ROSE A., Le fontane di Napoli, Napoli 1994; DE SETA C., Storia della città di Napoli dalle origini al 700, Roma 1973; DI MAURO L., Le mura inutili. L’aggressione dei napoletani alle mura nei secoli XVII e XVIII, in La città e le mura, a cura di C. De Seta – J. Le Goff, Roma 1989; FIENGO G., L’acquedotto di Carmignano e lo sviluppo di Napoli in età barocca, Firenze 1990; FIENGO G., Organizzazione e produzione edilizia a Napoli all’avvento di Carlo di Borbone, Napoli 1983; GUISCARDI R., Storia del Municipio di Napoli, Napoli 1862; JACAZZI D., Gaetano Barba architetto napoletano, Napoli 1995; PARISI R., Catalogo ragionato delle libri registri e scritture esistenti nella Sezione Antica o Prima serie dell’Archivio municipale di Napoli, vol. III-IV, Napoli 1916-1920; RUFFO  V., Saggio sull’abbellimento di cui è capace la città di Napoli, Napoli 1789; STRAZZULLO F., Edilizia Urbanistica a Napoli dal 500 al 700, Napoli 1968; SUMMONTE G. A., Historia della città e del Regno di Napoli, Napoli 1603.

[14] ASMUN, Biblioteca, Miscellanea. Collocazione: MISC. 004.08/07

[15] ASMUN, Sezione Municipalità, Prima Serie, Tribunale della Fortificazione, Acqua e Mattonata, n. 1837/10, ff. 63-66.

[16] Per comodità espositiva il racconto sull’Origine et Stato del Tribunale della Fortificazione d’ora in poi sarà indicato come Origine et stato, mentre l’Istruzione per l’eccellentissimo Tribunale della Fortificazione, mattonata, ed acqua di questa fedelissima Città semplicemente come Istruzione.

[17] ASMUN, Sezione Municipalità, Prima Serie, Tribunale della Fortificazione, Acqua e Mattonata, n. 1837/10, ff. 63, 63 a tergo.

[18] ASMUN, Sezione Municipalità, Prima Serie, Tribunale della Fortificazione, Acqua e Mattonata, n. 1837/10, f. 64.

[19] Cfr. le note di G.B. Chiarini in  op. cit., vol. II p. 426.

[20] Formalmente il Tribunale delle Fortificazioni, Acqua e Mattonata era una Deputazione dipendente dal Tribunale degli Eletti o di San Lorenzo che può essere considerato la “Giunta municipale” delle epoche medievale e moderna. I suoi membri erano nominati dai notabili dei raggruppamenti in cui era suddivisa la Città, i quali rappresentavano le famiglie più importanti di Napoli. Questi gentiluomini si riunivano in edifici chiamati nelle varie epoche: Tocchi, Teatri, Piazze, Platee, Portici, Sedili, Seggi. Nel XVIII secolo i Seggi erano sei: Nido, Capuana, Montagna, Porto, Portanova e Popolo. I cinque seggi nobili nominavano sei cavalieri, tranne Nido che ne nominava cinque. Questi a loro volta nominavano l’Eletto che avrebbe rappresentato per un anno la loro Piazza in seno al Tribunale di San Lorenzo. Il seggio di Montagna eleggeva due delegati, in quanto in esso era confluito l’antico Sedile di Forcella, costoro però, in sede deliberante potevano esprimere un solo voto. L’Eletto del Popolo veniva nominato dai ventinove capitani di strada che rappresentavano le ventinove ottine o contrade, cioè le ripartizioni territoriali in cui era suddivisa la Città. Durante il periodo del Viceregno i capitani votavano sei nomi e tra essi il Viceré ne sceglieva  uno di suo gradimento. Dal 1560 il Tribunale degli Eletti fu presieduto da un Magistrato nominato dal Governo, il Grassiero o Prefetto dell’Annona. Il Tribunale di San Lorenzo esercitò le sue funzioni fino al 1799, quando fu sostituito dalle istituzioni della Repubblica napoletana. L’anno successivo, pur tornando al potere Ferdinando IV, fu decretata la sua definitiva soppressione. 

[21] Prestazioni di natura pubblica o, più frequentemente, privata gravanti sia sulle cose (censi reali) sia sulle persone (censi personali). «I censi, costituiti con apposito contratto, si distinguevano in riservativi e consegnativi. Con il primo tipo di tipo di contratto […] il venditore, cedendo un fondo in piena proprietà ad altri, si riservava il diritto ad una rendita annua e perpetua». Cfr. Voce Censo, Enciclopedia del Diritto e dell’Economia, Novara, Garzanti, 1985, p. 233.

[22] L’organo che si avvicina ad un odierno Consiglio comunale era il Cinque e Sei, un assemblea composta dai Cavalieri incaricati di governare le cinque piazze nobili. Capuana, Montagna, Porto e Portauova eleggevano sei cavalieri mentre Nido ne eleggeva cinque, questi duravano in carica un solo anno ed erano incaricati di governare la propria piazza. Per talune questioni prendevano delle decisioni che riguardavano l’intera Città, in quel caso ciascuna piazza deliberava nella propria sede e i provvedimenti venivano assunti quando erano approvati da quattro piazze.  Quando si riunivano collegialmente presso il Monastero di San Lorenzo, alle riunioni partecipa anche la piazza del Popolo con l’Eletto e altri due deputati, anche in quella circostanze le votazioni venivano effettuate per piazza e non per individuo.

[23] Le Conclusioni citate sono state tratte dalla tesi di laurea di Milena Montalto, Il Tribunale delle Fortificazioni, Acqua e Mattonata: 1769-1796, discussa nell’anno accademico 2001-2002 presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell’università Federico II, cattedra di Storia e Istituzioni del Mezzogiorno nel Medioevo e nell’età moderna del professor Guido D’Agostino.

[24] ASMUN, Sezione Municipalità, Prima Serie, Tribunale della Fortificazione, Acqua e Mattonata, n. 1847/20, f. 3.

[25] Ivi, f. 147 a tergo.

[26] Ibidem.

[27] Ivi, f. 218 a tergo.

[28] Ivi, f. 28

[29] Ivi, f. 90

[30] Cfr. Istruzione per l’eccellentissimo Tribunale della Fortificazione, mattonata, ed acqua di questa fedelissima Città, Napoli, 1746, p. 9.

[31] I compiti dei Fontanari sono ben illustrati da questo passo dell’Istruzione: Tutti li suddetti Fontanari, ciascuno nel suo quartiere, devono aver cura, che le pubbliche Fontane fluiscano, ed in mancanza denunciarlo al Tribunale fra lo spazio di giorni otto sotto pena, che mancando, tutti gli accomodi, che in dette fontane bisogneranno debbano farsi a loro spese. Cfr. Ivi, p. 11.

[32] Ibidem.

[33] Ivi, p. 8.

[34] ASMUN, Sezione Municipalità, Prima Serie, Tribunale della Fortificazione, Acqua e Mattonata, n. 1837/10, f. 66 a tergo.