Mappa topografica della Citta di Napoli e dei suoi contorni
Nel 1750 il Tribunale di San Lorenzo approvò il progetto di realizzazione di una mappa topografica della città ed affidò il coordinamento dei lavori a Giovanni Carafa, Duca di Noja, che si avvalse della collaborazione dell’agrimensore Vanti. Fu stabilito che l’opera venisse conclusa entro due anni e mezzo ma nel 1768, alla morte del Carafa, l’impresa non era ancora terminata. I lavori continuarono sotto la direzione di Giovanni Pignatelli, principe di Monteroduni, e la sovrintendenza della parte tecnica fu affidata all’architetto Gaetano Bronzuoli.
L’opera terminò nel 1775 dopo che Nicolò Carletti ebbe modificato alcune tavole riportando in esse le varianti che fino ad allora si erano verificate e corredandola di un indice toponomastico . La mappa è costituita da 35 tavole, ciascuna di formato mm. 665×480, realizzate per impressione da lastre in rame la cui incisione venne realizzata da Giuseppe Aloja, Gaetano Cacace, Pietro Campana e Francesco Lamarra. Il quadro d’unione raggiunge una superficie complessiva di circa 11 metri quadrati.
La mappa, rappresenta il territorio napoletano del XVIII secolo tra Capodimonte, Bagnoli, Nisida e Portici. I primi cento esemplari furono realizzati dal regio stampatore Vittorio Barbacci, mentre quelli successivi furono stampati dal romano Antonio Cenci. La cartografia venne messa in vendita al pubblico al prezzo di dieci ducati a copia, successivamente ridotti a sei per facilitarne la diffusione, la quale fu però assai limitata dall’alto costo della riproduzione.
Accanto alla sua utilità in quanto documento topografico, la mappa fu pensata anche per essere un oggetto artistico. Essa è infatti corredata nella parte inferiore da una veduta scenografica di Napoli e di una legenda composta da 580 richiami con notizie storico-artistiche, ed incorniciata da un motivo ornato. La parte alta della mappa reca la dedica a Carlo III[1] e a Ferdinando IV, nella parte sinistra una rappresentazione degli stemmi, suddivisi per Sedili, di 134 famiglie nobili napoletane, nonché lo stemma reale.
L’importanza della mappa è legata allo studio delle variazioni urbanistiche intervenute nella città di Napoli e nel suo circondario durante il regno di Carlo di Borbone e di suo figlio Ferdinando IV. È inoltre un esempio di pianificazione urbanistica, infatti alcuni edifici di rilievo vi sono rappresentati sotto la forma che avrebbero dovuto assumere da progetto. E’ il caso del Real Albergo dei Poveri, struttura iniziata nel 1751 su progetto di Ferdinando Fuga che, secondo l’idea originaria, doveva essere lungo 600 metri e largo 150, ma all’interruzione dei lavori, nel 1819, l’impianto aveva raggiunto una lunghezza di 384 metri.
[1]Alla maestà di Carlo III, Re delle Spagne, Pio felice augusto padre della p[atria], Questa mappa topografica di Napoli e dei contorni, incominciata nel suo felicissimo governo da Giovanni Carafa Duca di Noia, a pubbliche spese, e perfezionata nel presente di Ferdinando IV Re delle Due Sicilie, Principe ottimo indulgentissimo.
L’ordine ed il popolo napolitano: Gio. Battista Spinelli Princ. di Cariati per Nilo, F. Giuseppantonio Commen. Francone per Montagna, Gennaro de Maio Duca di S. Pietro per Montagna, Vincenzo Capecelatro Duca di Siano per Capoana, Gio. Battista Albertini Princ. di Cimitile per Portanuova, Andrea di Gennaro March. d’Auletta per Porto, Giuseppe Califano per lo Popolo
Dedicano offrono consacrano nell’anno di nostra era MDCCLXXV